Cassini, Gian Domenico (Jean-Dominique) (Cassini I)

(b. Perinaldo, Imperia, Italia, 8 giugno 1625; d. Parigi, Francia, 14 settembre 1712),

astronomia, geodesia.

Il primo di una famiglia di astronomi che si stabilirono in Francia e sono stati di primo piano nel dirigere le attività della scuola francese di astronomia fino alla Rivoluzione, Cassini era il figlio di Jacopo Cassini, un toscano, e Julia Crovesi. Cresciuto da uno zio materno, studiò a Vallebone e poi al collegio dei Gesuiti di Genova e all’abbazia di San Fruttuoso. Ha mostrato grande curiosità intellettuale ed è stato particolarmente interessato alla poesia, matematica e astronomia. Fu attratto inizialmente dalle speculazioni astrologiche, ma la lettura dell’opuscolo di Pico della Mirandola Disputationes Joannis Pici Mirandolae adversus astrologiam divinatricem lo convinse della frivolezza di quella pseudoscienza. Eppure, paradossalmente, l’inizio della sua carriera scientifica ha beneficiato della reputazione che ha acquisito per la sua conoscenza dell’astrologia. Il marchese Cornelio Malvasia, ricco astronomo dilettante e senatore di Bologna che calcolò le effemeridi per scopi astrologici, lo invitò a lavorare nel suo osservatorio di Panzano, vicino a Bologna.

Nell’accettare questa posizione Cassini iniziò la prima parte della sua carriera, che durò fino alla sua partenza per la Francia nel febbraio 1669. Grazie all’aiuto del marchese, fece così uso, a partire dal 1648, di diversi strumenti che gli permisero di iniziare le sue prime ricerche. Fu anche in grado di completare la sua formazione sotto la tutela di due eccellenti scienziati, i gesuiti bolognesi Giovan Battista Riccioli—che stava ultimando il suo grande trattato, l’Almagestum novum (1651)— e Francesco Maria Grimaldi, che in seguito divenne famoso per la scoperta del fenomeno della diffrazione, pubblicata nella sua opera postuma De lumine (1665). Anche se non si può determinare esattamente la loro influenza sul giovane Cassini, sembra che essi lo convinsero dell’importanza di un’osservazione precisa e sistematica e della necessità di un parallelo miglioramento degli strumenti e dei metodi. Probabilmente contribuirono anche, meno felicemente, a renderlo diffidente delle nuove teorie-specialmente del sistema di Copernico—e a rafforzare in lui le tendenze conservatrici che mostrò per tutta la sua vita.

Con le sue prime opere Cassini conquistò la stima dei suoi concittadini a tal punto che nel 1650 il senato di Bologna, su raccomandazione del suo mecenate, lo designò per occupare la cattedra principale di astronomia dell’università, vacante dalla morte di Bonaventura Cavalieri nel 1647. Cassini era attivamente interessato all’astronomia planetaria e nel 1653 scrisse a Pierre Gassendi chiedendo osservazioni precise riguardanti i pianeti superiori. Nel 1652-1653 il passaggio di una cometa attirò la sua attenzione. Nel resoconto delle sue osservazioni ha accettato che la terra è al centro dell’universo, che la luna possiede un’atmosfera, e che le comete, che si trovano al di là di Saturno, si formano come risultato di emanazioni provenienti dalla terra e dai pianeti. Ma affermò in seguito che il confronto con altre osservazioni lo portò presto a rifiutare quest’ultima teoria, di ispirazione aristotelica, e ad adottare quella di Apollonio di Myndos; così ora considerava le comete come corpi celesti analoghi ai pianeti ma descrivendo traiettorie di grandissima eccentricità.

Una felice circostanza gli permise di rivelare le sue capacità pratiche. Poiché la determinazione di alcuni essenziali dati astronomici è legato al movimento del sole, solstizi, obliquità dell’eclittica, e così via) e quindi richiede l’osservazione quotidiana dell’altezza del corpo al momento del suo passaggio al meridiano, gli astronomi per lungo tempo aveva cercato di aumentare la precisione di tali osservazioni, impiegando strutture alte—chiese, in particolare— come supporti per le grandi meridiane, chiamati meridiani. Tale è stato il caso della chiesa di San Petronio di Bologna, dove un importante meridiano era stato costruito nel 1575 da un predecessore di Cassini nella cattedra di astronomia presso l’università ,gnatio Danti. Purtroppo, le modifiche strutturali rese necessarie dall’ampliamento della chiesa avevano recentemente reso inutilizzabile questo meridiano bloccando l’orifizio attraverso il quale entravano i raggi solari. Nel 1653, Cassini, volendo utilizzare tale strumento, abbozzato un piano per un nuovo e più grande meridiano, ma uno che sarebbe stato difficile da costruire. I suoi calcoli erano precisi; la costruzione riuscì perfettamente; e il suo successo fece di Cassini una brillante reputazione.

Negli anni successivi Cassini fece con questo meridiano numerose osservazioni sull’obliquità dell’eclittica, sulla posizione esatta dei solstizi e degli equinozi, sulla velocità del moto apparente del sole e sulla variazione del suo diametro, e persino sulla rifrazione atmosferica; per tutti questi fenomeni fornì misurazioni sempre più precise. Le sue osservazioni principali, pubblicate in Specimen observationum Bononiensium… (1656), sono dedicate alla regina Cristina di Svezia, allora in esilio in Italia. Nelle pubblicazioni successive egli attinse ad altre misurazioni effettuate per mezzo del meridiano di San Petronio.

Attività di natura più tecnica, tuttavia, dovevano obbligare Cassini ad abbandonare in una certa misura la ricerca astronomica. Come perito ufficiale delegato dalle autorità bolognesi, partecipò nel 1657 alla risoluzione, voluta da papa Alessandro VII, di una disputa tra le città di Bologna e Ferrara sul corso del fiume Reno. In questa occasione compose diverse memorie sull’esondazione del fiume Po e sui mezzi per evitarlo; inoltre, effettuò anche esperimenti di idraulica applicata. Nel corso degli anni successivi è stato incaricato di varie ulteriori missioni e importanti funzioni tecniche. Nel 1663 fu nominato sovrintendente alle fortificazioni e nel 1665 ispettore per Perugia.

Nel 1663 Cassini difese le opinioni delle autorità papali davanti al granduca di Toscana in occasione delle controversie riguardanti la regolarizzazione delle acque del fiume Chiana. Tornò in Toscana nel 1665 per lo stesso scopo, con il titolo di sovrintendente delle acque degli stati ecclesiastici. Richiesto dal papa per prendere gli ordini sacri, egli rifiutò di farlo e si sforzò di conciliare l’esercizio delle sue funzioni presso la corte papale con il suo insegnamento presso l’Università di Bologna. Egli era deciso a non rinunciare alla sua attività puramente scientifica, e di conseguenza approfittò dei suoi numerosi viaggi per partecipare ad alcune riunioni dell’Accademia del Cimento a Firenze, per fare osservazioni sugli insetti, e di effettuare esperimenti sulle trasfusioni di sangue a Bologna.

Astronomia, tuttavia, è rimasto la sua preoccupazione. Nel 1659 presentò un modello del sistema planetario che era in accordo con l’ipotesi di Tycho Brahe; nel 1661 sviluppò un metodo, ispirato al lavoro di Keplero, di mappare le fasi successive delle eclissi solari; e nel 1662 pubblicò nuove tavole del sole, basate sulle sue osservazioni a San Petronio. Ha anche elaborato la prima grande teoria della rifrazione atmosferica fondata sulla legge seno. Sebbene il suo modello dell’atmosfera non fosse corretto, le tavole che realizzò nel 1662 furono successivamente impiegate con successo nella costruzione delle effemeridi, prima di essere corrette secondo le osservazioni fatte da Jean Richer a Cayenne nel 1672. Nel 1664 Cassini pubblicò un’osservazione di un’eclissi solare fatta a Ferrara. Lo studio delle comete, tuttavia, ha continuato a tenere il suo interesse speciale. Nel 1664-1665 ne osservò uno alla presenza della regina Cristina e formulò in questa occasione una nuova teoria (in accordo con il sistema Tychoniano) in cui l’orbita della cometa è un grande cerchio il cui centro è situato nella direzione di Sirio e il cui perigeo è oltre l’orbita di Saturno.

Una nuova e fertile direzione si aprì ora alle osservazioni di Cassini. Grazie alla sua amicizia con i famosi lensmakers romani Giuseppe Campani e Eustachio Divini, Cassini, a partire dal 1664, è stato in grado di ottenere da loro potenti telescopi celesti di grande lunghezza focale. Utilizzò questi strumenti-molto delicati ed estremamente accurati per l’epoca— con grande abilità, e fece nel giro di diversi anni una notevole serie di osservazioni sulle superfici planetarie, che lo portarono a importanti scoperte. Nel luglio 1664 rilevò l’ombra di alcuni satelliti sulla superficie di Giove e fu così in grado di studiare la rivoluzione dei satelliti e di dimostrare quella del pianeta; il periodo che attribuì a quest’ultimo, 9h 56m, è vicino al valore attualmente accettato. Allo stesso tempo, ha descritto l’intero gruppo delle bande del pianeta, così come i suoi punti, e ha osservato il suo appiattimento. Questa scoperta lo coinvolse in polemiche che, lungi dal diminuire la sua attività, lo incitarono a proseguire le sue ricerche e le sue osservazioni. All’inizio del 1666 osservò le macchie su Marte e indagò la rotazione di quel pianeta, il cui periodo era calcolato a 24h 40m (tre minuti in meno rispetto al valore attualmente accettato). Fece le stesse osservazioni riguardo a Venere nel 1667, ma in una forma meno precisa.

Cassini lavorò anche alla creazione di tabelle dei movimenti dei satelliti di Giove, un compito che Galileo aveva intrapreso principalmente per ottenere una soluzione al problema della determinazione delle longitudini. Mentre Galileo è stato in grado di sviluppare pienamente queste tabelle a causa di una mancanza di sufficientemente precise e complete osservazioni, e mentre il suo diretto successore, Vincenzo Renieri, allo stesso modo fallito, Cassini riuscito in questa impresa e pubblicato nel 1668 il suo Effemeridi Bononienses mediceorem siderum. Queste effemeridi furono impiegate per diversi decenni da astronomi e navigatori, fino a quando non furono sostituite dalle tavole più precise che Cassini pubblicò a Parigi nel 1693; in particolare, furono utilizzate da Olaus Römer nella sua dimostrazione, nel 1675, che la luce ha una velocità finita.

La fama che queste tavole, così come le sue importanti scoperte riguardanti i pianeti, hanno portato a Cassini è stato quello di cambiare il suo destino e di aprire per lui una nuova e brillante carriera a Parigi, presso la recente fondazione Académic Royale des Sciences. Desiderando aumentare il prestigio dell’Accademia, Colbert cercò di attirare in Francia diversi scienziati famosi per eign. Così, dopo aver reclutato Christian Huygens prima che l’Accademia effettivamente aperto, nel 1667, ha offerto Cassini appartenenza come corrispondente regolare.

Cassini accettò, e nel 1668 Colbert propose di venire a Parigi per un periodo limitato, in condizioni finanziarie interessanti, per aiutare a creare l’osservatorio, la cui costruzione era appena iniziata. Diverse persone hanno preso parte a questa trattativa, tra cui l’astronomo Adrien Auzout; i termini stabiliti erano una pensione annuale di 9.000 livres (Huygens stesso ha ricevuto solo 6.000 livres), alloggio gratuito, e un assegno di viaggio di 1.000 écu. Dopo una seconda discussione diplomatica, il senato di Bologna e il papa autorizzarono Cassini alla fine del 1668 ad accettare l’invito, pur mantenendo sia i vari titoli che aveva acquisito in Italia sia i relativi emolumenti. Infatti, la sua partenza da Bologna il 25 febbraio 1669 segnò non l’inizio di una lunga missione all’estero ma la fine della sua carriera italiana.

Cassini arrivò a Parigi il 4 aprile e fu accolto molto cordialmente dal re cinque giorni dopo. Iniziò immediatamente a partecipare alle attività dell’Accademia, assumendo un ruolo attivo nelle imprese già in corso. Poiché aveva un particolare interesse per la costruzione dell’osservatorio, si sforzò invano di modificare i piani, che erano stati concepiti da Claude Perrault e approvati dall’Accademia. Cassini pensò di rimanere in Francia solo per il breve tempo organizzato e poi di riprendere i suoi precedenti doveri e stile di vita; perciò all’inizio fece poco sforzo per abituarsi alla vita francese. Inoltre, parlava francese solo in modo stentato; e il suo carattere piuttosto autoritario e la sua situazione privilegiata, dovuta al favore della Corona, provocarono una notevole ostilità dal momento del suo arrivo.

Si abituò gradualmente a parlare francese, tuttavia. Era deliziato dalle condizioni di vita e di lavoro che gli venivano fornite. L’ambizione di organizzare e dirigere l’importante programma di ricerca dell’Accademia fortificò la sua determinazione. Con tutto ciò, Cassini riuscì a superare gran parte dell’opposizione che aveva incontrato e a vincere una collaborazione essenziale. Nel settembre del 1671 si trasferì nell’appartamento preparato appositamente per lui nel nuovo osservatorio, dove stavano iniziando i lavori. Sebbene questa istituzione fosse stata in teoria posta sotto la responsabilità collettiva degli astronomi dell’Accademia, Cassini ne assunse la direzione effettiva. Decise quindi di stabilirsi in Francia e il 14 luglio 1673 ottenne i benefici della cittadinanza francese. Nel 1674 sposò Geneviève de Laistre, figlia del luogotenente generale del conte di Clermont, la cui dote di preziosi possedimenti terrieri comprendeva il castello di Thury nell’Oise, che divenne la residenza estiva della famiglia. Da questo matrimonio Cassini ebbe due figli; il più giovane, Jacques, gli succedette come astronomo e geodesista sotto il nome di Cassini II.

L’importante lavoro che Cassini compì in Francia comprendeva aspetti molto diversi. Alcuni erano legati alla continuazione dei suoi progetti italiani e alla valorizzazione dei nuovi percorsi che aveva aperto; altri indicavano nuove direzioni messe in luce dalle discussioni tra gli accademici e dalle possibilità offerte dal nuovo osservatorio.

Pur rimanendo fedele a certi metodi tradizionali (fece costruire uno gnomone nella sala grande dell’osservatorio), Cassini si sforzò di seguire il rapido progresso della tecnologia e di utilizzare invenzioni e miglioramenti recenti: lenti ad alta lunghezza focale, il micrometro e l’attaccamento degli oculari agli strumenti di misura. Un cospicuo sussidio ufficiale permise l’acquisto di nuovi strumenti che furono così impiegati per le osservazioni regolarmente effettuate presso l’osservatorio, nonché per la preparazione delle effemeridi, per il miglioramento della mappa celeste e per varie ricerche: furono ulteriormente utilizzati nel corso delle numerose spedizioni geografiche, geodetiche e astronomiche effettuate sotto il patrocinio dell’osservatorio. Questi strumenti includevano quadranti, ottanti, equatori, telescopi e bussole azimutali e strumenti originali come un albero principale e una torre di legno alta 120 piedi eretta in cima all’osservatorio per consentire l’uso delle lenti più potenti.

Cassini continuò il lavoro osservativo iniziato in Italia utilizzando un obiettivo realizzato da Campani con una lunghezza focale di diciassette piedi che aveva portato dall’Italia, così come altri ancora più potenti (fino a una lunghezza focale di 136 piedi), commissionati da Campani o Divini, o da produttori di lenti francesi. Nel settembre 1671 scoprì un secondo satellite di Saturno, Giapeto (VIII), e spiegò che le variazioni nella sua luminosità erano dovute al fatto che ruotava sempre la stessa faccia verso Saturno. Nel 1672 osservò un terzo satellite, Rhea (V), e il 21 marzo 1684, altri due, Tethys (III) e Dione (V). Inoltre, le sue notevoli capacità di osservatore gli permisero di discernere una banda sulla superficie del pianeta e di scoprire, nel 1675, che il suo anello è suddiviso in due parti, separate da una stretta banda (divisione di Cassini). Ha suggerito che le due parti sono costituite dall’aggregazione di un numero molto grande di corpuscoli, ognuno dei quali è invisibile e si comporta come un piccolo satellite; questa ipotesi è stata verificata dalla spettroscopia. Tra il 1671 e il 1679 osservò le caratteristiche della superficie lunare e disegnò un atlante che gli permise di disegnare una grande mappa della luna, che presentò all’Accademia nel 1679. Nel 1683 osservò, seguendo Keplero, la luce zodiacale e ebbe il merito di considerare questo fenomeno come di ordine cosmico, non meteorologico. È vero, tuttavia, che lo ha collegato in parte a una teoria completamente falsa della struttura solare.

Nel 1680 la comparsa di una cometa particolarmente spettacolare riportò Cassini ad uno dei suoi soggetti preferiti. Tuttavia, mentre Newton trasse argomenti decisivi da questa occasione per la sua teoria gravitazionale, Cassini vide in essa la conferma della cogenza del suo metodo di studio delle traiettorie cometarie e della sua teoria che limitava queste traiettorie a una banda della volta celeste, lo zodiaco cometario.

Le tavole delle eclissi dei satelliti di Giove che Cassini aveva pubblicato nel 1666 furono utilizzate per la determinazione delle longitudini nel corso di numerose spedizioni mondiali intraprese da astronomi francesi (in Danimarca, costa della Francia, Caienna, Egitto, Isole di Capo Verde e Antille, tra gli altri luoghi). Come iniziatore del nuovo metodo, Cassini ha fatto le osservazioni a Parigi per servire come controlli e coordinato i risultati su un grande planisfero. Al di là delle sue implicazioni geografiche, la spedizione di Richer a Caienna nel 1672-1673 aveva diversi obiettivi astronomici, di cui il più importante era la determinazione della parallasse di Marte durante la sua opposizione del 1672; fu compiuta attraverso le osservazioni simultanee fatte da Richer a Caienna e da Cassini e Jean Picard a Parigi. Il risultato ottenuto, 25, ha permesso loro di fissare la parallasse del sole a 9,5 (invece di 8,8) e di calcolare per la prima volta con una ragionevole approssimazione la distanza media terra-sole e le dimensioni delle orbite planetarie. I membri di questa spedizione sono stati anche in grado di studiare la rifrazione atmosferica vicino all’equatore e di correggere le tabelle precedentemente pubblicate da Cassini. Infine, Richer osservò che la lunghezza di un pendolo con una frequenza di una volta al secondo è inferiore a Caienna che a Parigi, un fatto inaspettato la cui interpretazione provocò accese polemiche per due terzi di secolo. Mentre Richer pensava che questo fenomeno potesse essere spiegato dall’appiattimento della terra e mentre Huygens— rapidamente seguito da Newton ma attraverso un approccio diverso—arrivò a questa stessa conclusione, Cassini credeva nella sfericità della terra e tentò di spiegare il fenomeno con differenze di temperatura. La soluzione del dibattito richiedeva misurazioni migliori degli archi di meridiano rispetto a quelle prese da Picard tra Parigi e Amiens dal 1668 al 1670. Nel 1683 Cassini ottenne un accordo da Colbert e dal re per estendere la misura precedente (un arco di circa 1°21) ad un arco di 8°30 tra il confine settentrionale e meridionale della Francia. Assistito da diversi collaboratori, si impegnò immediatamente ad estendere il meridiano di Parigi verso sud, mentre Philippe de la Hire effettuò la stessa operazione verso nord. Ma nel 1684 la morte di Colbert e la difficile situazione del tesoro pubblico interruppero queste attività in un momento in cui Cassini aveva raggiunto solo le vicinanze di Bourges. Fu solo nel 1700 che il re decise di riprendere il progetto. Con l’aiuto di diversi collaboratori, tra cui suo figlio Jacques e suo nipote Giacomo Filippo Maraldi, Cassini misurò l’arco di meridiano da Parigi a Perpignan e, inoltre, condusse varie operazioni geodetiche e astronomiche associate, che riferì all’Accademia. Il risultato di quest’ultima grande spedizione diretta da Cassini lo portò ad adottare l’ipotesi dell’allungamento dello sferoide terrestre, che fu visto favorevolmente dai Cartesiani. I suoi diretti successori, inoltre, dovevano difendere questa ipotesi con una certa ostinazione.

Il carattere tradizionalista mostrato dalla posizione di Cassini in questa controversia è caratteristica della maggior parte delle sue concezioni teoriche. Mentre sembra che nel 1675 abbia preceduto di poco Römer nel formulare l’ipotesi della velocità finita della luce per spiegare alcune irregolarità nei movimenti apparenti dei satelliti di Giove, ben presto rifiutò questa spiegazione e, come cartesiano risoluto, combatté la teoria di Römer, che aveva il supporto di Huygens. Allo stesso modo Cassini è stato un determinato avversario della teoria della gravitazione universale. Inoltre, mentre sembra aver rinunciato al sistema planetario di Tycho Brahe, il suo copernicanismo è rimasto molto limitato, specialmente perché ha proposto di sostituire le ellissi Kepleriane con curve di quarto grado (ovali di Cassini), un luogo di punti di cui il prodotto delle distanze a due punti fissi è costante.

All’inizio del XVIII secolo, l’attività di Cassini declinò rapidamente e suo figlio Jacques lo sostituì gradualmente nelle sue varie funzioni. I suoi ultimi due anni furono rattristati dalla perdita totale della vista.

Giudizi sul lavoro di Cassini variano notevolmente. Mentre molti storici, seguendo Jean-Baptiste Delambre, lo accusano di aver trovato le sue idee migliori negli scritti dei suoi predecessori e di aver orientato l’astronomia francese in una direzione autoritaria e retrograda, altri insistono sull’importanza del suo lavoro come osservatore e organizzatore della ricerca presso l’Osservatorio. Anche se il controllo di Cassini ha limitato gli studi dell’Osservatorio e anche se ha combattuto contro la maggior parte delle nuove teorie, il suo comportamento non sembra come uniformemente tirannico e malefico come Delambre descritto. Non era un teorico; era, tuttavia, un osservatore dotato e le sue scoperte indiscutibili sono sufficienti per conquistargli una posizione elevata tra gli astronomi della generazione pre-newtoniana.

BIBLIOGRAFIA

I. Opere originali. La maggior parte delle pubblicazioni e delle memorie di Cassini sono elencate nel Catalogo generale dei libri stampati della Bibliothèque Nationale, XXIV (Parigi, 1905), cols. 678-682, o nella Tabella générale des matures continuesin l’Histoire et dans les Mémoires de l’académic Royal des Sciences, I-III (Parigi, 1729-1734). Gli elenchi quasi completi sono riportati in A. Fabroni, Vitae Italorum doctrina excellentium, IV (Pisa, 1779), 313-335, e V. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, I (Bologna, 1887), cols. 275-285; quest’ultimo, che è stato repr. in facsimile (Milano, 1952), non cita gli articoli del Journal des Savants o delle Transazioni Filosofiche.

gran parte di Cassini, pubblicazioni successive al suo arrivo in Francia sono raccolti in Compendio delle osservazioni fatte in diversi viaggi per ordine di S. M. a perfetta astronomia e geografia, con vari astronomico trattati da Signori dell’Académie Royale des Sciences di Parigi, 1693), e in Mémoires de l’Académie Royale des Sciences depuis 1666 jusqu’en 1699 (Parigi, 1730), vol. VIII (“Oeuvres divers”). Molti MSS di Cassini o iniziati da lui sono conservati negli archivi dell’Observatoire de Paris e presso la Bibliothèque de l’Institut.

II. Letteratura secondaria. Su Cassini o il suo lavoro, vedere F. Arago, Note biografiche, III (Parigi, 1855), 315-318; FS Bailly, Histoire de l’astronomie moderne, II 111 (Parigi, 1779); JB Biot, in Biographie universelle, VII (Parigi. 1813), 297-301, e nel nuovo ed., VII (Parigi, 1844), 133-136; J. D. Cassini IV, Mémoires pour servir à l’histoire des sciences et à celle de l’Observatoire de Paris… (Parigi, 1810); J. de Laland, 2a ed., I (Parigi, 1771). 217-220, e bibliografia astronomica (Parigi, 1802); J. B. J. Delambre, in Histoire de l’astronomie moderne. II (Parigi. 1821), 686-804, e tavola, I, LXVII–LXIX: A. Fabroni, in Vitae Italorum docirina excellentium, IV (Pisa, 1779), 197-325, B. Fontenelle, “Elogio di J. D. Cassini,” in Histoire del’Académie biennale des Sciences 1712 (Parigi, 1714), e ibid., 84-106; F. Hoefer, in Nouvelle biographical générale, IX (Parigi, 1835), cols. 38-51; C. G. Jöcher, in Allgemeines gelehrten Lexicon, III (Lipsia, 1750), cols. 1732-1733; J. F. Montucla, Histoire des mathématiques, 11 (Parigi, anno VII), 559-567; e J. P. Nicéron. in Mémoires pour servir à l’histoire des hommes illustres…, VII (Parigi, 1729), 287-322.

RenÉ Taton