Il caffè può ridurre il rischio di SM?

EMBARGO PER IL RILASCIO FINO ALLE 4 PM ET, 26 febbraio 2015

WASHINGTON, DC – Bere caffè può essere associato a un minor rischio di sviluppare la sclerosi multipla (SM), secondo uno studio pubblicato oggi che sarà presentato alla 67a riunione annuale dell’American Academy of Neurology a Washington, DC, dal 18 al 25 aprile 2015. “L’assunzione di caffeina è stata associata a un ridotto rischio di malattie di Parkinson e Alzheimer, e il nostro studio mostra che l’assunzione di caffè può anche proteggere contro la SM, sostenendo l’idea che il farmaco possa avere effetti protettivi per il cervello”, ha detto l’autore dello studio Ellen Mowry, MD, MCR, con Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora Per lo studio, i ricercatori hanno esaminato uno studio svedese su 1.629 persone con SM e 2.807 persone sane e uno studio statunitense su 1.159 persone con SM e 1.172 persone sane. Gli studi hanno caratterizzato il consumo di caffè tra le persone con SM uno e cinque anni prima dell’inizio dei sintomi della SM (così come 10 anni prima dell’inizio dei sintomi della SM nello studio svedese) e lo hanno confrontato con il consumo di caffè di persone che non avevano la SM in periodi di tempo simili. Lo studio ha anche rappresentato altri fattori come età, sesso, fumo, indice di massa corporea e abitudini di esposizione al sole.Lo studio svedese ha rilevato che rispetto alle persone che bevevano almeno sei tazze di caffè al giorno durante l’anno prima della comparsa dei sintomi, coloro che non bevevano caffè avevano un rischio aumentato di circa una volta e mezza di sviluppare la SM. Bere grandi quantità di caffè cinque o 10 anni prima che i sintomi iniziassero era altrettanto protettivo. Nello studio statunitense, le persone che non bevevano caffè avevano anche circa una volta e mezza più probabilità di sviluppare la malattia rispetto a coloro che bevevano quattro o più tazze di caffè al giorno nell’anno prima che i sintomi iniziassero a sviluppare la malattia. “La caffeina dovrebbe essere studiata per il suo impatto sulle ricadute e sulla disabilità a lungo termine anche nella SM”, ha detto Mowry.Lo studio è stato sostenuto dal Consiglio svedese per la ricerca medica, dal Consiglio svedese per la ricerca per la salute, la vita lavorativa e il benessere, dal Knut e Alice Wallenberg, dall’AFA e dalle Swedish Brain Foundations, dall’Associazione svedese per le persone con disabilità neurologiche e dall’Istituto nazionale statunitense di disturbi neurologici e ictus, dall’Istituto nazionale di scienze Aging.To ulteriori informazioni su MS, si prega di visitare www.aan.com / patients

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