La vedova del presidente Mao condannata a morte
Jiang Qing, vedova del leader cinese Mao Zedong, viene condannata a morte per i suoi “crimini controrivoluzionari” durante la Rivoluzione culturale.
Originariamente attrice di teatro e cinema comunista, il suo matrimonio con Mao nel 1939 fu ampiamente criticato, poiché la sua terza moglie, Ho Zizhen, era una celebre veterana della Lunga Marcia che Mao aveva divorziato mentre giaceva languente in un ospedale di Mosca. La sua seconda moglie, Yang Kaihui, fu uccisa dai nazionalisti durante la guerra civile cinese. La prima moglie di Mao, Luo Yixiu, morì di dissenteria nel 1910.
A Jiang Qing fu ordinato di rimanere fuori dalla politica, e lo fece fino agli anni sessanta, quando criticò apertamente l’opera tradizionale cinese e le influenze borghesi nelle arti e nella letteratura cinesi. Nel 1966, Mao ha fatto il suo primo vice capo della Rivoluzione culturale e le ha dato poteri di vasta portata sulla vita intellettuale e culturale della Cina. La Rivoluzione culturale fu il tentativo di Mao di rivoluzionare la società cinese, e Jiang si dimostrò abile nel manipolare i media e i giovani radicali noti come le Guardie Rosse. Il movimento è stato caratterizzato da terrore e purghe in cui decine di migliaia sono stati uccisi e milioni hanno sofferto.
Alla fine del 1960, la rivoluzione culturale scemò, e Jiang svanì dagli occhi del pubblico. Tuttavia, dopo la morte del marito nel 1976, lei e altri tre radicali che erano saliti al potere nella rivoluzione furono individuati come la “Banda dei quattro.”Jiang fu arrestato e nel 1977 espulso dal Partito Comunista. Tre anni dopo, la Banda dei quattro fu messa sotto processo. Jiang fu ritenuta responsabile di aver provocato il tumulto e lo spargimento di sangue della rivoluzione, ma negò le accuse e denunciò i leader cinesi. Fu giudicata colpevole e condannata a morte. Il 25 gennaio 1983, esattamente due anni dopo la sua condanna, il governo cinese ha commutato la sua condanna all’ergastolo. Nel 1991, morì in prigione per un apparente suicidio.