Ontogenesi e filogenesi

“Ontogenesi ricapitola la filogenesi” era la risposta di Haeckel—quella sbagliata – alla domanda più irritante della biologia del diciannovesimo secolo: qual è la relazione tra lo sviluppo individuale (ontogenesi) e l’evoluzione di specie e lignaggi (filogenesi)? In questo, il primo grande libro sull’argomento in cinquant’anni, Stephen Jay Gould documenta la storia dell’idea di ricapitolazione dalla sua prima apparizione tra i pre-socratici alla sua caduta all’inizio del XX secolo.

Gould esplora la ricapitolazione come un’idea che ha incuriosito politici, teologi e scienziati. Mostra che l’ipotesi di Haeckel-che i feti umani con fessure branchiali sono, letteralmente, piccoli pesci, repliche esatte dei loro antenati che respirano acqua-ha avuto un’influenza che si estendeva oltre la biologia nell’educazione, nella criminologia, nella psicoanalisi (Freud e Jung erano devoti ricapitolazionisti) e nel razzismo. La teoria della ricapitolazione, sostiene Gould, alla fine è crollata non dal peso di dati contrari, ma perché l’ascesa della genetica mendeliana l’ha resa insostenibile.

Passando ai concetti moderni, Gould dimostra che, anche se l’intero argomento dei paralleli tra ontogenesi e filogenesi è caduto in discredito, è ancora uno dei grandi temi della biologia evoluzionistica. L’eterocronia-cambiamenti nella tempistica dello sviluppo, producendo paralleli tra ontogenesi e filogenesi—è dimostrato essere cruciale per una comprensione della regolazione genica, la chiave per qualsiasi riavvicinamento tra biologia molecolare ed evolutiva. Gould sostiene che il valore evolutivo primario dell’eterocronia può risiedere in vantaggi ecologici immediati per una maturazione lenta o rapida, piuttosto che in cambiamenti di forma a lungo termine, come tutte le teorie precedenti proclamavano.

La neotenia—l’opposto della ricapitolazione—ha dimostrato di essere il determinante più importante dell’evoluzione umana. Ci siamo evoluti mantenendo i caratteri giovanili dei nostri antenati e abbiamo raggiunto sia la flessibilità comportamentale che la nostra morfologia caratteristica (grandi cervelli per ritenzione prolungata di rapidi tassi di crescita fetale, per esempio).

Gould conclude che “non ci può essere nulla di nuovo sotto il sole, ma la permutazione del vecchio all’interno di sistemi complessi può fare miracoli. Come biologi, ci occupiamo direttamente del tipo di complessità materiale che conferisce un potenziale illimitato a semplici e continui cambiamenti nei processi sottostanti. Questa è la gioia principale della nostra scienza.”