Storia dell’Armenia

Il Arsacidi

Sia a Roma che a Partia si sforzò di stabilire i propri candidati al trono armeno fino a un duraturo equilibrio è stato fissato dal trattato di Rhandeia, concluso nel 63 ce tra il generale Romano Gneo Domizio Corbulo e Tiridate (Trdat), fratello di Partica re Vologeses I. In virtù del presente trattato un figlio di Partica dinastia Arsacide, il primo di Tiridate, vorresti occupare il trono di Armenia, ma come un Romano vassallo. Una disputa con la Partia portò all’annessione dell’Armenia da parte dell’imperatore romano Traiano nel 115 o 116, ma il suo successore, Adriano, ritirò la frontiera dell’Impero romano sull’Eufrate. Dopo la cattura del re Vagharshak da parte dell’imperatore romano Caracalla e il suo tentativo di annettere il paese nel 216, il suo successore, Macrino, riconobbe il figlio di Vagharshak, Tiridate II (Khosrow il Grande nelle fonti armene), come re d’Armenia (217).

La resistenza di Tiridate II alla dinastia Sāsānide dopo la caduta della dinastia arsacide in Persia (224) si concluse con il suo assassinio da parte del loro agente Anak il Partico (c. 238) e nella conquista dell’Armenia da parte di Shāpūr I, che pose sul trono il suo vassallo Artavazd (252). Sotto Diocleziano, i Persiani furono costretti a rinunciare all’Armenia, e Tiridate III, figlio di Tiridate II, fu restaurato al trono sotto la protezione romana (c. 287). Il suo regno ha determinato il corso di gran parte della storia successiva dell’Armenia, e la sua conversione da St. Gregorio l’Illuminatore e l’adozione del cristianesimo come religione di stato (c. 314) hanno creato un divario permanente tra Armenia e Persia. Il patriarcato armeno divenne uno dei soggiorni più sicuri della monarchia arsacide e il guardiano dell’unità nazionale dopo la sua caduta. I capi dei clan armeni, chiamati nakharars, detenevano un grande potere in Armenia, limitando e minacciando l’influenza del re.

L’insoddisfazione dei nakharar nei confronti di Arshak II portò alla divisione dell’Armenia in due sezioni, l’Armenia bizantina e la Persarmenia (c. 390). Il primo, comprendente circa un quinto dell’Armenia, fu rapidamente assorbito nello stato bizantino, al quale gli armeni arrivarono a contribuire con molti imperatori e generali. Persarmenia continuò ad essere governata da un Arsacide a Dvin, la capitale dopo il regno di Khosrow II (330-339), fino alla deposizione di Artash IV e la sua sostituzione con un marzpān persiano (governatore) su richiesta dei nakharar (428). Sebbene i nobili armeni avessero così distrutto la sovranità del loro paese, un senso di unità nazionale fu favorito dallo sviluppo di un alfabeto armeno e di una letteratura cristiana nazionale; culturalmente, se non politicamente, il V secolo fu un’età d’oro. (Vedi Letteratura armena.)